Dovete smetterla di contare i deciBel.

 

Di articoli, tutorial, video, post, meme e str*nzate varie che ti dicono a quanti dB impostare il determinato strumento o la threshold del singolo compressore (come se avesse un senso logico parlare di numeri assoluti quando si parla di dB), ne ho pieni i cogl*oni.

Ma in questo articolo non voglio farmi salire la pressione. Cercherò invece di dare un senso al discorso e di andare a fondo (senza troppi calcoli promesso) di cosa sono i dB, di come funzionano e come si misurano.

In questo modo spero di darti gli spunti necessari per andare avanti, di un passetto almeno, nel tuo percorso di emancipazione musicale qui su zerofriendly.

 

In questo articolo trovi:

 

  1. Cosa sono i deciBel (e perchè)
  2. Come contare i deciBel: i Meter
  3. A che volume registrare?
  4. Impostare i volumi nel mix
  5. Conclusioni

 

  1. Cosa sono i deciBel (e perchè)

 

Capiamo come funzionano i deciBel (cioè un decimo di Bel, unità di misura) e sveliamo un primo segreto che i poteri forti non vogliono che tu sappia:

 

I deciBel non rappresentano una grandezza fisica

 

come invece fanno i metri o i chili. Rappresentano piuttosto un RAPPORTO tra grandezze, o meglio tra la grandezza che stiamo misurando (la pressione sonora ad esempio) e un valore di riferimento su scala logaritmica.

Se per te è arabo, lo capisco, non temere, ora semplifichiamo.

 

Mettiamo caso di avere bisogno di misurare un tavolo. Possiamo farlo in almeno due modi:

 

  • con un metro, prendendo riferimento 1 metro e capendo quante volte il nostro riferimento è contenuto nella misura del tavolo.
  • con un altro tavolo di cui conosciamo la misura, confrontandolo al nostro nuovo tavolo e capendo (ad esempio) che quest’ultimo è 2 volte e mezzo il nostro riferimento.

 

Quindi in questo caso potremmo dire che “nuovo tavolo = 2,5 x tavolo di riferimento”, senza preoccuparci di quanto questo sia effettivamente grande in metri.

Con i deciBel funziona esattamente nello stesso modo: abbiamo un riferimento noto (ad esempio per la pressione sonora sono gli 0dB SPL che corrispondono al silenzio) rispetto al quale misuriamo l’ampiezza del segnale attuale.

Questa misurazione poi, abbiamo detto che avviene su scala logaritmica.

Senza ammorbarti su cosa sono i logaritmi, ti basti sapere che le grandezze lineari (sempre come metri e chili) possono essere sommate e sottratte senza problemi. Cioè un metro più un metro fa 2 volte un metro. Le grandezze logaritmiche si comportano diversamente: un dB più un dB NON FA due volte un dB!

 

 

Soprattutto, in una funzione lineare (come quella qui sotto) sarà facile prevedere, dato sull’asse X un valore (diciamo 4), il suo output sull’asse Y.

 

 

Mentre  in una funzione logaritmica (come quella qui sotto) sarà più difficile farlo (senza fare i conti, altrimenti è facile) e ancora più apparentemente difficile dire se un secondo valore si comporterà o meno nello stesso modo!

 

 

Perché allora complicarsi la vita con una scala logaritmica??

Perché somiglia veramente molto a come noi umani percepiamo i suoni!

Ti sarà capitato ad esempio di sentire che il volume della radio sparisce se lo tieni sulle tacchette tra 1 e 3, incrementa molto tra 3 e 5 (numeri a caso per farti capire il concetto!), incrementa ancora poco se alzi da 5 a 8 e praticamente non cambia quasi nulla se alzi da 8 a 10.

 

 

Anche se la radio sta dando sempre lo stesso intervallo di volume, per te la differenza si muove in maniera logaritmica, perché SIAMO logaritmici: rispondiamo diversamente allo stesso stimolo a seconda della sua intensità!

 

Non tutti i deciBel rappresentano la stessa cosa e/o prendono lo stesso valore come riferimento però! Li vediamo nella prossima sezione.

  1. Come contare i deciBel: i Meter

 

Innanzitutto ricorda che:

 

  • 0dB NON significa assenza di segnale, piuttosto rappresenta il riferimento della nostra scala. Quindi se un segnale misura 0dB significa che rispetto al riferimento non è cambiato nulla!

 

  • 6dB corrispondono ad un raddoppio di segnale (o -6dB ad un dimezzamento), quindi il doppio di 40dB non è 80dB (siamo in scala logaritmica lo vuoi capire??) ma 46dB!

 

Poi, ti ho detto che non devi contarli, nel senso che non c’è motivo di segnarsi specifici valori di riferimento (se non in rari casi, vedremo) proprio perché i dB rappresentano un rapporto tra grandezze, ma è invece utile sapere come misurarli e cosa rappresentano.

Vediamo brevemente alcuni dei tipi di dB, con i relativi meter, che ci interessano di più in musica:

 

  • dB SPL (sound pressure level): rappresentano la variazione di pressione sonora nell’aria, il vero e proprio “suono”. Il riferimento (0dB) è il silenzio (o 20 microPascal). Una conversazione è sui 50-60dB SPL, in studio si ascolta intorno agli 80, a 110-120 ti sanguinano le orecchie.

 

CONSIGLIO PRATICO:

 

Secondo le curve di Fletcher-Munson (paura eh?), la nostra percezione diventa sufficientemente dettagliata su tutte le frequenze in base al loro volume, quando ascoltiamo ad un valore di circa 80-85dB SPL.

Per assicurarti di farlo anche tu in studio:

 

  • Scarica un’app “fonometro”.
  • Apri un generatore di rumore rosa (tipo questo) nella tua DAW. Non toccare i volumi in DAW! Deve essere tutto a 0dB.
  • Metti il telefono dove tieni la testa mentre mixi.
  • Alza il volume delle tue casse (la manopola di output della tua scheda) finché non vedi che il fonometro segna 80dB SPL.

 

 

  • dB VU (volume units): sono i dB “analogici” usati, appunto, sui VU meter (tipo questo). Rappresentano stavolta dei voltaggi, cioè delle variazioni di tensione elettrica che descrivono il segnale audio. Lo 0dB rappresenta a sua volta un altro valore in dB (dBu o dBV, dipende, non approfondiamo oggi) determinato dal tipo di attrezzatura che stiamo utilizzando.

 

 

NOTA:

La nostra percezione del volume non è linearmente proporzionale alla misurazione dei dB (strano vero??), ma è influenzata da molti fattori come la timbrica del segnale che ascoltiamo (risposta in frequenza) e la dinamica (quanto durano valori di picco e valori di media o RMS).

I VU meter sono particolarmente lenti nella loro misurazione e tendono a non darci una stima del valore di picco istantaneo. Sono invece bravissimi a rilevare l’RMS (circa la media) che è la parte di segnale che sentiamo meglio e che per noi descrive maggiormente il volume percepito.

 

  • dB FS (full scale): quelli che vedrai più spesso nella vita, rappresentano la scala digitale nelle daw e nei plug in. Il riferimento (0dB) stavolta è il valore massimo (non il minimo con in SPL) rappresentabile in bit. Per questo motivo, mentre le grandezze SPL andavano da 0dB a salire, quelle in FS andranno da 0dB a scendere (-1, -2, -3..).

 

 

NOTA:

Al contrario dei VU meter, i meter in dB FS possono darci una stima esatta sia dei valori di RMS sia di quelli di picco. Questo è fondamentale per studiare l’effettiva natura dei nostri segnali audio. Entrambe le misurazioni sono importanti, anche se quella di picco è generalmente più difficile da udire con precisione e ci da generalmente meno informazioni sulla “loudness”.

 

Ma quindi..

 

  1. A che volume registrare?

 

PREMESSA: Ogni segnale ha una sua natura specifica che va valutata caso per caso, è inutile parlare in modo assoluto dei dB FS proprio perché lo stesso valore (diciamo -7dB FS) potrebbe risultare appena udibile su un piccolo hihat, e addirittura troppo forte su un synthone prepotente.

Questo perché come abbiamo detto i dB FS rappresentano valori istantanei, di picco e il fatto che un segnale raggiunga un certo valore (sia di picco che di RMS) non significa per forza che avremo una uguale percezione della loudness (sensazione di volume, potenza percepita) di quel segnale!

 

È buona prassi in ogni caso registrare segnali con un input compreso tra i -18 e i -12 dB FS nella nostra DAW, oppure a 0dB di un VU meter impostato per avere lo zero a -18dB FS.

 

 

Questo per due ragioni, una te la dico tra poco, l’altra è che questo range di valori rappresenta abbastanza bene il range di voltaggi a cui le nostre schede audio lavorano meglio e ci da anche abbastanza spazio (headroom) per registrare segnali dinamici senza clippare.

 

  1. Impostare i volumi nel mix

 

Quando poi iniziamo ad organizzare la nostra sessione e a fare i volumi, la regola è fare totalmente come vogliamo, ma possiamo davvero farlo, solo se la headroom sul master rimane più intatta possibile!

Per assicurarcene, l’altra ragione per registrare a -18dB FS (di cui parlavo poco sopra) è che avremo in sessione una somma dei nostri segnali che non arriva neanche lontanamente agli 0dB FS sul master. Questo ci darà la possibilità di alzare e abbassare volumi sapendo di avere ancora moltissimo spazio di manovra.

 

 

NB: Se stai mixando una sessione che non è stata registrata così, modifica il clip gain delle tracce che superano i -18/-12 dB FS e abbassalo finché non arrivi a quei valori.

Oltre a riguadagnare headroom porterai ancora più giù l’eventuale rumore di fondo!

 

NBB: Non farlo dai fader, MA COL CLIP GAIN! La clip è PRIMA dei plugin e dei fader, sarà questo volume a cambiare come la traccia risponde ai trattamenti in mix, non il volume di fader!

 

NBBB: Se non senti, alza leggermente il volume delle casse/cuffie, non alzare le tracce o siamo da capo a dodici!

 

Fatto questo primo intervento, dovresti procedere con i volumi muovendoti in tre dimensioni:

 

  1. VERTICALE

 

Gli elementi maggiormente dinamici (come le percussioni), avendo valori di picco generalmente maggiori, potranno “bucare” il mix più facilmente e sovrastare momentaneamente il resto. Usa questi volumi come impalcatura del tuo brano, da riempire e anche coprire con gli elementi meno dinamici (basso, voci, pad..)

 

  1. ORIZZONTALE

 

Come abbiamo già accennato, la percezione del volume è dovuta anche alla risposta in frequenza dei nostri suoni: suoni con più medie e alte verranno percepiti come generalmente più forti. Tienine conto quando fai i volumi per evitare di coprire “psicoacusticamente” suoni che sul meter sono magari più alti, ma per le orecchie non lo sono.

 

  1. TRIDIMENSIONALE

 

Usa panning per aprire e disporre suoni: guadagnerai dimensione stereo e potrai dare dettaglio a suoni che, rimanendo al centro, potrebbero essere mascherati per le ragioni 1 e 2. Inoltre minor volume, è banale ma vero, significa maggiore distanza dall’ascoltatore e viceversa, sfrutta questo meccanismo per iniziare a posizionare gli elementi in profonidità!

 

Qui ti lascio anche uno schema con un’idea (non sono regole e non è da intendersi completo al 100%) di come organizzare i panning secondo zone di frequenza:

 

 

NOTA MOLTO BENE: non ho fatto riferimento a plugin, compressione, equalizzazione o altro DI PROPOSITO. Nella prima fase dovresti fare solo i volumi e cercare di far funzionare il mix senza intervenire in alcun modo.

Un mix che suona bene dopo il solo bilanciamento è, spesso, un mix che spacca una volta finiti i trattamenti veri e propri! Prenditi tempo e vai con ordine.

 

  1. Conclusioni

 

Per iniziare a costruirti davvero un metodo personale per mixare, comprendere l’utilizzo dei processori e di questa bordata di informazioni di oggi, ti consiglio di guardare il nostro corso di mixing e leggere LA VIA DEL MIX #1 in cui ho cercato di concentrare qualche idea di workflow per mixare in maniera intenzionale e iniziare a creare lavori più belli e personali.

 

A presto!

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