Lo so che ti spipoli il compressore allo sfinimento tutta la notte e poi, la mattina, coperto di vergogna e caccole negli occhi, non sai bene spiegare cosa hai fatto e perchè. Sai solo che odi la musica più di ieri e che il tuo pezzo non suona come volevi.

Forse c’è stato un momento in cui il tuo mix suonava bene, verso le 4.16 di stamattina, ma poi hai mosso quel coso con scritto RATIO, poi quello con scritto ATTACK, poi hai mosso anche tutto il resto..

E ora guardati, sprofondato nella sedia da gaming di tuo fratello piccolo, disidratato e con un dito nel naso. Le gocciole sono finite.

Non sai dove sei, non sai come ci sei arrivato e tanto meno da dove vieni.. Ma allora..

 

.. Non sarebbe meglio capire seriamente come funziona un compressore?

 

Ora che abbiamo tutte le parole chiave nell’introduzione e Google è contento, iniziamo!

 

In questo articolo trovi:

 

  1. A cosa serve il compressore
  2. I parametri di base
  3. Come usarlo nei tuoi mix
  4. Conclusioni

 

  1. A cosa serve il compressore

 

Di base, un compressore serve a diminuire la dinamica di un segnale.

Possiamo semplificare e descrivere la dinamica come l’escursione di volume che un segnale effettua.

 

Ad esempio, questo è un segnale con poca dinamica (tra l’inizio e la fine la variazione di volume è quasi nulla) :

 

 

Mentre questo è un segnale con molta dinamica (compie un’enorme escursione di volume in breve tempo):

 

 

Ma perché dovremmo diminuire la dinamica dei segnali? È una cosa brutta?

Ma no, mio giovane amico.. Solo che il nostro orecchio e il nostro cervello sono un po’ lenti e per valutare bene il volume di un segnale hanno bisogno di tempo.

 

Se un segnale ha un’escursione dinamica esagerata in un tempo brevissimo (come nell’esempio 2) potremmo perderci l’informazione su quanto effettivamente sia forte il segnale che stiamo ascoltando.

D’altra parte se alzassimo semplicemente il volume, oltre a portarci dietro il problema, andremmo anche a clippare facendo un bel macello.

 

 

Perciò per alzare il volume senza clippare, bariamo e “clippiamo” (anche se non è clipping in questo caso) prima con un compressore, in modo controllato e solo dopo alziamo il volume senza fare casino!

 

NOTA BENE: questo è molto diverso da una normale attenuazione di volume che potremmo fare con il fader di traccia o con un equalizzatore (solo su bande specifiche ovviamente), in quanto ad essere attenuato non è tutto il segnale come in questi due casi, ma solo una parte del segnale (!) cioè quella più alta di volume. Tutto il resto del segnale rimarrà inalterato!

 

Ora mi spiego meglio:

 

  1. I parametri di base

 

  • THRESHOLD

 

È (letteralmente) la soglia che il segnale deve superare per innescare l’attenuazione di volume. La parte di segnale (in dB) che supera la threshold è l’unica porzione che viene attenuata, tutto il resto del segnale sotto la threshold rimane invariato sul volume originale.

 

 

Per comodità da qui in avanti chiameremo questa porzione (quella verde in foto) di segnale “PIPPO”.

 

  • RATIO

 

Questo è forse il parametro più importante (e più difficile da capire) perché determina di quanto il compressore attenuerà la porzione di segnale che supera la threshold.

 

I suoi valori sono normalmente espressi in una proporzione N:1, dove 1 rappresenta PIPPO dopo essere stato menato dal compressore, mentre N è un numero, maggiore o uguale a 1, che rappresenta PIPPO prima di entrare nel compressore.

 

Questo significa ad esempio che se PIPPO in uscita è 1 e PIPPO in entrata era 1, avremo una ratio di 1:1 che indicherà che PIPPO è rimasto invariato prima e dopo il compressore (cioè il compressore non sta facendo nulla).

 

 

Mentre se PIPPO in uscita è 1 e PIPPO in entrata era 2, avremo una ratio di 2:1 che indicherà che PIPPO ha perso la metà della sua ampiezza.

 

 

Come vedi maggiore è la RATIO, maggiore è l’inclinazione della linea dopo la THRESHOLD.

 

NB: PIPPO ha perso ampiezza, non tutto il segnale, ma solo PIPPO.

Se hai dubbi su chi è PIPPO rileggi la sezione THRESHOLD prima di andare avanti.

 

ESEMPIO PRATICO:

 

Mettiamo di avere un compressore impostato così:

 

  • INPUT: -11dBFS
  • THRESHOLD: -20dBFS
  • RATIO: 3:1

 

PIPPO sarà di 9dB, cioè il segnale supera la threshold di 9dB (20-11=9). Dato che la ratio è di 3:1, la proporzione sarà:

 

PIPPO : x = 3 : 1

 

cioè

 

9 : x = 3 : 1

 

Dove la “x” è PIPPO dopo la compressione.

 

Quindi 9 per 1 fa 9, diviso 3 fa 3.

Se in input avevamo 9dB sopra la threshold e in output ne abbiamo solo 3:

 

Di quanti dB è la Gain Reduction (GR) attuata dal compressore?

Da 9 (in) a 3 (out) sono 6, quindi la GR è di -6dB.

 

Di quanti dB è il segnale in uscita se originariamente era a -11dBFS?

Se il segnale era a -11 e ha perso -6dB di GR, ora sarà a -17dBFS

 

Per vedere se hai capito, con:

 

  • INPUT: -7dBFS
  • THRESHOLD: -10dBFS
  • RATIO: 4:1

 

Prova a calcolare quanto vale PIPPO e quindi quanto vale la Gain Reduction.

 

Se hai risposto GR=-2,25dB hai indovinato, altrimenti cerca di capire cosa è andato storto.

 

Ora, tutto questo sarebbe molto bello se fosse effettivamente così semplice, in realtà a variare il modo in cui questa Gain Reduction avviene, intervengono 3 parametri:

 

  • ATTACK

 

È il tempo che il compressore impiega, una volta superata la threshold, ad arrivare alla massima GR determinata dalla RATIO.

 

Maggiore sarà la velocità di attacco e maggiore sarà la perdita di dinamica del segnale e viceversa.

 

  • RELEASE

 

È il tempo che il compressore impiega a smettere di attenuare il segnale che non supera più la threshold, per arrivare a GR=0.

 

Maggiore sarà la velocità di release e maggiore sarà la percezione di un suono distorto e compresso (pumping) e viceversa, con tempi più lunghi di release avremo una compressione più trasparente e continua.

 

  • KNEE

 

Questo parametro è un po’ bastardo, seguimi.

 

Il KNEE è una zona espressa in dB intorno alla threshold nella quale la RATIO inizierà ad aumentare gradualmente da 1:1 alla ratio che abbiamo impostato, man mano che il segnale supera la threshold.

Questo creerà una compressione più morbida e naturale dato che il segnale viene compresso leggermente anche prima della threshold e non arriva a massima GR subito dopo di essa, ma solo se la supera di molto.

 

IMMAGINE 7

 

NB: il KNEE è a cavallo della threshold, quindi un knee di 6 dB creerà una zona di 3dB prima e una di 3dB dopo la threshold!

 

  • MAKE UP

 

Indica quanto gain dare in uscita al segnale per compensare il volume perso in compressione. È il volume da dare al segnale senza clippare di cui parlavamo all’inizio!

 

  1. Come usarlo nei tuoi mix

 

  1. DARE VOLUME

 

L’utilizzo più classico: smorza i picchi e poi dai MAKE UP per dare volume senza clippare.

Senti questo sample di batteria:

 

 

Ora ci ho aperto sopra un compressore con attack veloce e release lenta:

 

Qui invece ho impostato un compressore con attack veloce e release veloce sulla stessa batteria. Questo è il segnale originale:

 

 

Questo è il segnale compresso:

 

 

Puoi sentire come a parità di RATIO, la seconda risulti più brutale e la prima più naturale.

 

NB: Una RATIO elevata, a parità di ATTACK, creerà una GR molto profonda e, se l’attacco fosse istantaneo, anche una marcata perdita di picco!

 

  1. IN PARALLELO

 

Le compressioni che hai sentito si dicono “in insert” cioè il compressore, nel modo più comune, viene messo direttamente sulla traccia da comprimere, ma..

 

Se la compressione fosse davvero violenta come nell’ultimo caso e avessimo paura di perdere la timbrica originale che avevamo faticato tanto a trovare, possiamo sempre comprimere in parallelo (su una mandata-send-traccia effetto chiamala come vuoi) e aggiungere la compressione al segnale dry a piacimento.

 

Qui la batteria di prima, ancora dry:

 

 

E poi con la compressione parallela:

 

 

Niente male come ignoranza, vero?

 

  1. AL CONTRARIO

 

È vero che abbiamo parlato di come il compressore serva (in genere) a ridurre la dinamica attenuando i picchi e permettendoci di “pompare a bestia”, ma se sappiamo davvero usarlo, possiamo sfruttarlo per ottenere il risultato inverso, cioè boostare i picchi e dare molto più punch ai nostri suoni! Basterà impostare un attack talmente lento da “saltare” i picchi e il gioco è fatto: il compressore verrà attivato dagli stessi picchi, che superano ancora la threshold, ma stavolta la GR sarà massima sulla zona DOPO il picco, aumentando di fatto la distanza tra picco e coda e quindi la dinamica.

 

Qui ho un esempio di compressore con attack lento e release veloce:

 

 

Qui invece ho impostato un compressore con attack lento e release lenta:

 

 

Puoi sentire come a parità di RATIO, la seconda risulti più “morbida” e la prima più aggressiva.

Aumentando la RATIO, con attack e release veloci, aumenta, anche qui, la cattiveria!

 

Se avessi ancora dubbi ti lascio qui un paio di video che ho fatto sull’argomento:

 

https://youtu.be/0QnnciSphBE?si=c_AAirc5qqrpFKNo

https://youtu.be/ubIRxohXZIY?si=ygyHQjMTQyeGh_oa 

 

  1. Conclusioni

 

Abbiamo solo scalfito la superficie dell’argomento, ci sarebbero tante cose da dire sulla distorsione, su come il compressore ha effetto su vari tipi di segnale e bande di frequenza, sulle tecniche più adatte per le varie situazioni, su RMS e valore di picco, upward e downward, compressori FET e valvolari e tanto altro ancora, ma mi fanno davvero male gli alluci dopo aver scritto tutto questo pippone infinito.

 

Se vuoi approfondire e diventare un “PRO” (come dicono i famosi annunci su YouTube) sappi che tutte queste robe le trovi approfondite nel nostro corso di mixing della Zerofriendly Academy!

 

Ora che per te il compressore non ha più segreti, puoi buttare la carta delle gocciole (nella differenziata mi raccomando), soffiarti il naso e farti una doccia.

Subito dopo puoi anche rimetterti sul tuo mix e muovere SOLO quello che serve, SOLO SE serve.

 

Se ti serve una mano a capire con che metodo muoverti per iniziare un mix, puoi leggere questo articolo che ho scritto con molto amore.

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