Se ti stai chiedendo: “come iniziare a usare i synth? A che servono i synth?? Come si usa un sintetizzatore??? Aiuto????”, potresti essere nel posto giusto.
I synth sono capaci di emettere virtualmente qualsiasi tipo di timbrica che possa venirci in mente e spesso anche di guidarci in territori inesplorati che spalancheranno la nostra immaginazione aprendola a nuovi orizzonti sonori!
In questo articolo trovi:
- Cos’è un sintetizzatore e come è fatto
- Che tipi di sintesi esistono
- I migliori synth hardware per iniziare
Cos’è un sintetizzatore e come è fatto
Prima di iniziare ti consiglio di scaricare alcuni sintetizzatori plugin gratuiti con cui potrai iniziare a smanettare e sperimentare:
Vital, il miglior synth per iniziare a creare droni, pad, bassoni ignoranti e tanto altro!
(scopri come fare la tua prima patch in questo articolo!)
VCV rack, emulazione gratuita di un modulare eurorack, può spaventare all’inizio.
(Scopri di più sulla sintesi modulare in questo articolo!)
Ora che abbiamo i giocattoli nuovi, mettiamoci al lavoro!
Innanzitutto occorre sapere che esistono 3 macro-modelli di costruzione del sintetizzatore:
- sintetizzatori normalizzati, ovvero quelli “interi”, già cablati e connessi al loro interno, pronti da attaccare e suonare. I più diffusi e (apparentemente) semplici da usare. Tra i più famosi troviamo il Minimoog e l’ARP odyssey.
- sintetizzatori modulari, cioè synth in cui dobbiamo scegliere ogni singolo modulo e connetterlo manualmente agli altri in modo da creare la struttura che vogliamo e far suonare l’attrezzo. Il primo fu il celebre Moog Modular, ad oggi il mercato è inondato di formati e marche diverse.
- sintetizzatori semimodulari, che uniscono il meglio dei due mondi offrendo una struttura precablata (e quindi pronta all’uso out of the box) sulla quale però possiamo intervenire per modificarne il routing. Vedi il celebre Korg MS20 o l’ARP 2600.
Se non c’hai capito un ca’ (o quasi), non ti preoccupare, ci arriviamo!
Possiamo definire un sintetizzatore come un attrezzo in grado di generare e manipolare suoni.
Avremo quindi diversi elementi che si occuperanno di questi compiti..
La struttura più classica prevede:
- un generatore sonoro, che chiameremo oscillatore (spesso lo trovi come VCO, Voltage Controlled Oscillator) e che potrà emettere una varietà di forme d’onda, le nostre timbriche grezze.
- un filtro, che ci servirà per “scolpire” e modificare la nostra timbrica (spesso lo trovi come VCF, Voltage Controlled FIlter)
- un amplificatore (spesso lo trovi come VCA, indovina? Voltage Controlled Amplifier!), che ci aiuterà a sentire ciò che stiamo facendo e a regolarne il volume.
Per non farci venire i crampi alle ditine avremo poi bisogno di modulatori, o tensioni di controllo, che si occupino di “muovere” filtro, amplificatore e tutto quello che può venirci in mente, al posto nostro. In particolare, i più comuni:
- inviluppi (o envelope per i nostri amici stranieri), tensioni elettriche che interverranno una singola volta (one shot) quando premiamo un tasto sul synth. Spesso controllano l’apertura del filtro o il volume dell’amplificatore, determinandone il comportamento nel tempo (es. il volume si alza e finisce lentamente? Oppure va subito al massimo e scema in breve tempo, creando una timbrica percussiva?)
- LFO (Low Frequency Oscillator), come dice il nome, sono oscillatori (simili ai VCO), che producono frequenze talmente basse da non essere udite, da 20/30 oscillazioni al secondo fino a più di una al minuto!!.
Possiamo usarli per controllare altri moduli e parametri, facendogli compiere movimenti ripetitivi e/o ritmici.
Che tipo di sintesi esistono
La struttura che hai appena visto è solo un esempio, in realtà esistono tantissimi tipi di architettura, anche molto complessi.
Questa che ti ho presentato si chiama sintesi sottrattiva. L’idea è di generare un suono ricco di armoniche per poi filtrarlo sottraendo quelle che non desideriamo.
Altri modelli famosi (che non approfondiremo in questo articolo) sono:
- sintesi FM (Frequency Modulation) che si basa sull’idea di ottenere timbriche complesse a partire da timbriche estremamente semplici che vanno a modularsi a vicenda, producendo suoni molto realistici e delicati o molto aggressivi e folli!
- sintesi wavetable, che si basa sull’idea di sostituire i classici VCO con degli oscillatori digitali, rappresentati da delle immagini di forme d’onda che vengono lette e riprodotte come audio.
- sintesi additiva, è un modo di arrivare a timbriche anche molto complesse semplicemente aggiungendo singole armoniche ad una sinusoide, con le frequenze e le ampiezze che desideriamo.
- sintesi Karplus-Strong, un modello relativamente moderno che prende il nome dai due smanettoni che lo idearono. È basato sull’idea di sintetizzare suoni il più possibile simili a quelli generati da strumenti reali, come una chitarra, un pianoforte, strumenti a fiato e chi più ne ha più ne metta.
Bel macello vero? Per ora rimaniamo sulla sottrattiva..
I migliori synth hardware per iniziare
Eccoti qualche consiglio per orientarti nel mondo dell’hardware (a tuo rischio e pericolo):
- Behringer Crave
Un piccolo ed economico synthino semimodulare con tutto quello che ti serve per capire moltissimo sulla struttura del sintetizzatore.
Video youtube
2. Korg Minilogue XD
Sintetizzatore pronto all’uso con tastiera, oscillatori molto belli e un sacco di effetti per creare robe pazze.
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3. Arturia Minibrute 2S
Versione con sequencer di uno dei miei sintetizzatori semimodulari preferiti. Più complesso del Crave, ma estremamente più potente e flessibile.
Video youtube
4. Modulari Behringer
Il modo apparentemente più complesso, ma anche più approfondito e dettagliato per iniziare con la sintesi sonora e capirne il vero funzionamento!
Video youtube
Non preoccuparti se arriverai al punto di non capire perchè il synth non suona o perchè non fa quello che avevi in testa, è del tutto normale! Inoltre l’unico modo per imparare e fare proprie le cose è sbatterci la testa, trovare problemi che sembrano insormontabili e imparare a risolverli!
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